"Il patriottismo è l'ultimo rifugio dei mascalzoni"
Samuel Johnson


sabato 21 dicembre 2013

LA TRUFFA DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI

Articolo di Roberto Perotti, tratto da "La Voce.info" del 14/12/2013 
 
 
 
La notizia dell’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti è falsa. Con questa legge i partiti costeranno al contribuente da 30 a 60 milioni, poco meno di quanto costano ora.

 (Questo articolo è stato modificato alle ore 21:30 di sabato 14 dicembre 2013, un’ora dopo la prima pubblicazione. La modifica riflette un’ incertezza nell’ interpretazione della legge. Questa nuova versione assume che  il decreto legge – che al momento di scrivere questo articolo non è disponibile su alcun sito ufficiale – abolisca il cofinanziamento del 50 percento delle elargizioni ai partiti. La versione precedente assumeva che il cofinanziamento sia ancora presente, e portava a una stima dei costi pià alta). 
GLI ANNUNCI DEL GOVERNO SONO UNA COSA LA REALTA’ UN’ALTRA
Il governo ha annunciato che il finanziamento ai partiti sarà abolito interamente a partire dal 2017. La realtà è ben diversa:  i partiti continueranno a pesare sul contribuente, da 30 milioni a 60 milioni, poco meno di quanto costano ora. Il motivo è nascosto tra le pieghe della legge approvata dalla Camera il 18 ottobre e riproposta nel decreto legge del governo del 13 dicembre.
 Con la legislazione vigente, i partiti avevano diritto a un massimo di 91 milioni di euro all’ anno: 63,7 milioni come rimborso spese elettorali, e 27,3 milioni come cofinanziamento per quote associative ed erogazioni liberali ricevute. Inoltre, il 26 percento delle erogazioni liberali ai partiti erano detraibili dall’ imposta dovuta.
LE NOVITA’ PRINCIPALI DELLA LEGGE
1) elimina i rimborsi delle spese elettorali dal 2017 (li riduce del 25 percento ogni anno fino ad arrivare a zero nel 2017)
2) innalza dal 26 al 37 percento la detrazione per le erogazioni liberali fino a 20.000 euro (la stragrande maggioranza)
3) consente al contribuente di destinare a un partito il 2 per mille della propria imposta.
L’ interpretazione universale è che, dal 2017, i partiti non prenderanno più un euro dallo Stato, e dovranno sopravvivere solo con contributi privati. Questa interpretazione è falsa: vediamo perché.
QUANTO RICEVERANNO ORA I PARTITI?
La prima cosa da notare è che i soldi ricevuti dai partiti attraverso il 2 per mille non sono un regalo deciso da privati: sono a carico di tutti i contribuenti. Il motivo è che il 2 per mille è di fatto una detrazione al 100 percento dall’ imposta dovuta. Se lo stato raccoglieva 10.000 euro in tasse per pagare sanità e pensioni, e ora un contribuente destina 1 euro a un partito attraverso il 2 per mille, tutti i contribuenti nel loro complesso dovranno pagare 1 euro di tasse in più per continuare a pagare pensioni e sanità.
L’ art. 12, comma 12 della legge autorizza una spesa massima per il 2 per mille ai partiti pari a 45 milioni dal 2017. E’ plausibile che venga toccato questo tetto? Gli iscritti totali ai partiti sono probabilmente circa 2 milioni (nel 2011 gli iscritti al PdL erano 1 milione, quelli al PD mezzo milione). Non tutti gli iscritti ai partiti pagano l’ Irpef, e non tutti sceglieranno il 2 per mille. Tuttavia, dall’ esperienza analoga dell’ 8 per mille sappiamo che, quando il costo è zero, una percentuale notevole dei contribuenti esercita la scelta. Una stima prudenziale suggerisce quindi che il gettito del 2 per mille potrebbe essere tra i 20 e i 30 milioni. (1)
 L’ art. 11 della lege, comma 9, prevede che le detrazioni per erogazioni liberali siano di circa 16 milioni a partire dal 2016. Si noti che la legge consente di detrarre anche il 75 percento (!) delle spese per partecipazioni a scuole o corsi di formazione politicao. Nella colonna 1 della tabella sottostante assumo uno scenario prudenziale: le detrazioni saranno la metà del previsto, cioè solo 8 milioni, e il gettito del 2 per mille di 20 milioni. Il costo totale per il contribuente sarà di quasi 30 milioni.
 Nella colonna 2 assumo uno scenario intermedio: la previsione del governo sulle detrazioni, 16 milioni, è rispettata, e il gettito del 2 per mille è di 30 milioni. Il costo al contribuente è in questo caso è di circa 45 milioni.
 Nella colonna 3 assumo uno scenario normale: la previsione del governo sulle detrazioni, 16 milioni, è rispettata, e il gettito del 2 per mille è di 45 milioni. Il costo al contribuente è in questo caso è di circa 60 milioni!
IL TETTO MASSIMO DEL 2 PER MILLE
C’ è poi un meccanismo molto complicato, ed egualmente insensato (e quasi certamente non compreso neanche da chi ha scritto e votato la legge). Per il comma 11 dell’ art. 11, se le detrazioni per elargizioni liberali sono inferiori a 16 milioni, la differenza verrà aggiunta al tetto di spesa per il 2 per mille. Quindi di fatto in questo caso il tetto massimo del 2 per mille può arrivare a 61 milioni invece di 45. Poiché non sappiamo come reagiranno i contribuenti alla opzione del 2 per mille, questo è un modo per assicurarsi che, se c’è molta richiesta per il 2 per mille e poche elargizioni liberali, la richiesta del 2 per mille non vada “sprecata” dal tetto di 45 milioni.
Si noti infine che le detrazioni per erogazioni liberali sono pratica comune, ed esistono già anche in Italia. Ma i partiti si sono elargiti detrazioni quasi doppie di quelle consentite, per esempio, per le erogazioni a università e centri di ricerca (che sono al 19 anzichè al 37 percento). Inoltre questa legge, senza che questo sia stato notato da nessuno, innalza l’aliquota di detraibilità già presente nella legge Monti.
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(1) Secondo Wikipedia, nel 2007 il 43 percento dei contribuenti ha effettuato una scelta ed il 37 percento ha scelto la Chiesa Cattolica, anche se la percentuale di praticanti è molto inferiore; lo 0.89 percento dei contribuenti ha scelto la Chiesa Valdese, quindi presumibilmente quasi la totalità dei contribuenti valdesi. E’ quindi probabile che la quasi totalità degli iscritti sceglierebbe di destinare il 2 per mille al loro partito, visto che il costo è 0. Per prudenza, diciamo 1,7 milioni. Di questi, non tutti pagheranno l’ Irpef. Supponiamo dunque che 1,3 milioni di iscritti ai partiti paghino l’ Irpef e destinino il 2 per mille al partito. Supponiamo che 700.000 simpatizzanti non iscritti facciano lo stesso. Nel 2011 l’ imposta Irpef netta è stata di 152 miliardi, con 31,5 milioni di contribuenti. Se i 2 milioni di contribuenti che destinano il 2 per mille ai partiti hanno la stessa composizione media dell’ universo dei contribuenti, il gettito del 2 per mille sarebbe di quasi 20 milioni. Se a devolvere il 2 per mille saranno 3 milioni, il gettito sarà di circa 30 milioni.
 
 
 

sabato 9 novembre 2013

CASO CANCELLIERI, L’EMBLEMA DELL’ITALIA DEL “TENGO FAMIGLIA"


Da diversi giorni tiene banco nella politica italiana il cosiddetto “caso Cancellieri”, ossia la telefonata che il Ministro della Giustizia ha intrattenuto con un’ amica di famiglia, precisamente della famiglia Ligresti, alla quale avevano arrestato marito e figli per gravi commissioni di reati nell’esercizio delle loro funzioni di manager e imprenditori in Fondiaria-Sai, con successiva scarcerazione di una delle figlie in detenzione per gravi condizioni di salute.

Il Ministro ha addotto a sua difesa il fatto di avere avuto un comportamento umano sulla vicenda, rivendicando l’umanità dei suoi comportamenti e il risultato di aver evitato che una persona potesse morire in carcere per il grave stato depressivo nel quale verteva; tuttavia mi sembra una difesa tutt’altro che impeccabile, pertanto non esente da critiche.

 Va da sé che il solo fatto che una figura istituzionale quale un Ministro di Giustizia si intrattenga telefonicamente sì con una amica di famiglia di vecchia data, ma legata da vincoli familiari con persone tratte in arresto per gravi indizi di reato è quantomeno impudico. Se a ciò si aggiunge il fatto che la famiglia in questione, i Ligresti, già nel passato hanno dato tante soddisfazioni ai Tribunali d’Italia e che la figlia Giulia, depressa per via della detenzione (come del resto in tutti quei rari casi dove i ricconi finiscono meritatamente in gattabuia per le loro malefatte), guarda caso viene pressocché subito scarcerata, dal dubbio si passa alla certezza: è la legge del “tengo famiglia”.

Non bastasse, nella telefonata il Ministro dichiara all’amica di “essere a disposizione”! Cosa?! Come?! Un Ministro che dovrebbe incarnare nella sua figura e nelle sue funzioni la legalità o quantomeno la persecuzione dei reati, il primato del diritto che dovrebbe stare alla base di sani e condivisi valori civici e di convivenza civile, si mette a disposizione di coloro che sono stati presi con le mani, per così dire, nella marmellata!

E neanche un accenno al figliolo dell’amica che, velocemente, se ne è dato a gambe levate in Svizzera ponendosi nella condizione di “latitante”!

Questa vicenda ci ricorda una volta di più come in Italia ciò che importa sono non il rispetto delle leggi e men che meno un comportamento dettato dalla “buona creanza”, ciò che conta sono i legami e le relazioni personali, amicali e familiari, tutto è possibile se si è legati a chi conta, in un intreccio che vede esponenti politici legati ad appartenenti al mondo della burocrazia pubblica di Stato, piuttosto che alla finanza, piuttosto che all’imprenditoria arraffona che vive di commesse e concessioni statali.

Tra loro si conoscono, si riconoscono, si tollerano, si aiutano, si coprono le rispettive malefatte; esclusi da tutto ciò ci sono i cittadini onesti, quelli che non possono permettersi il lusso delle “conoscenze che contano” perché troppo impegnati a ritagliarsi il tempo tra le tribolazioni quotidiane fatte di famiglia, lavoro, bollette, salute, trasporto da e per il luogo di lavoro.

In Italia non essere un “intrallazzone” significa vivere ai margini della società, non godere di conoscenze altolocate, scappatoie e “gesti umanitari” caduti dall’alto, nella migliore delle ipotesi si è dei nomi sconosciuti ai più, nella peggiore, dei numeri da spremere nelle fatiche quotidiane per il sollazzo di lor signori.

Che un Ministro della Giustizia dichiari di “essere a disposizione” di chi è stato tratto in arresto è qualcosa di inconcepibile all’estero e di inaccettabile secondo la morale comune della “buona creanza”, ma si sa, in Italia non vige tanto il fatto che “la legge è uguale per tutti”, quanto il fatto che lor signori “tengono famiglia”.

 

Locatelli Roberto

sabato 28 settembre 2013

CORTIGIANI 2.0

Dopo due mesi di tira e molla sul da farsi a seguito della condanna definitiva per frode fiscale sancita dalla Corte di Cassazione per "l'utilizzatore finale" Silvio Berlusconi, ecco che siamo giunti allo scontato finale della telenovela all'italiana: le dimissioni dei ministri del fu-PdL con conseguente crisi di governo.
Non c'era altro sbocco che questo, alla luce del fatto che i parlamentari eletti negli ultimi vent'anni nelle file di Forza Italia prima e PdL poi, altri non sono che proprietà privata di Berlusconi, voluti, scelti e, grazie alla vergognosa legge elettorale "porcellum", nominati dall'utilizzatore finale al solo scopo di difendere e tutelare gli interessi economici delle sue aziende, e farsi scudi-umani contro le innumerevoli inchieste che da più parti lo possano interessare e minacciare.
L'estate appena trascorsa è stata ancora esemplificativa di come gli aderenti a questo partito padronale e privatistico, ma lautamente pagati dal popolo italiano, siano totalmente disinteressati ai problemi del Paese, problemi tra l'altro che loro hanno di molto contribuito a ingigantire e aggravare, per fare a gara nei salotti mediatici di stampa, tv e radio, al fine di ridicolizzarsi pur di difendere il proprio padrone e garantirsi così un prosieguo di seduta sulle comode poltrone parlamentari per una ancora più comoda vita in politica all'insegna di una indecorosa cortigianeria messa a libro paga dei contribuenti!
La litania dei "garantisti" secondo la quale "non si è colpevoli sino a condanna stabilita dalla Cassazione", ha lasciato il passo ai patetici e ridicoli assiomi secondo i quali dietro la condanna a Berlusconi ci sarebbe la "persecuzione giudiziaria delle toghe rosse", oppure "con questa sentenza è in pericolo la democrazia", o ancora "fermiamoci a riflettere, troviamo una soluzione politica", come se periodicamente la classe politica e Berlusconi in particolare, avesse bisogno di vedersi indultate e amnistiate le proprie malefatte, per resettarle e ripartire daccapo come vergini fanciulle all'altare.
In realtà fino a che questo personaggio avrà attorno a sé consapevoli e acefali cortigiani sarà impossibile poter porre rimedio alla drammatica situazione di un Paese che sta colando a picco mentre la banda, dei politici, continua a suonare allegramente per le gioie del suo padrone, un Paese che si vede umiliato e impotente di fronte a cotanta indifferenza e noncuranza riguardo le proprie sofferenze, i propri sacrifici, le proprie dimenticate tribolazioni quotidiane.
Lorsignori si stringono a corte, sempre più stretti per toccare, strattonare, farsi notare dal loro padrone che, benevolo com'è un giorno si potrà così ricordare di loro, ma non un giorno qualsiasi, quello della compilazione delle liste elettorali, perché 15mila euro al mese più benefit val bene per rendersi ridicoli. Sono i nuovi "cortigiani 2.0".

Roberto Locatelli






 

mercoledì 18 settembre 2013

PRESENTAZIONE LIBRO A BRESCIA


SABATO 18 SETTEMBRE P.V. alle ore 18,00
 
presso la LIBRERIA FELTRINELLI

in CORSO ZANARDELLI N.3 a BRESCIA

presenterò il mio libro dal titolo

"NON E' UN PAESE PER GIOVANI.
RIFLESSIONI E PROPOSTE PER LA POLITICA ITALIANA"
 
 
 
 
Vi aspetto!
 
 
 

sabato 7 settembre 2013

PACIFINTI ALL'ARREMBAGGIO DELLA SIRIA

Ci risiamo, il malconcio, indebitato, amorale, decadente "mondo occidentale", capitanato dai soliti Stati Uniti d'America vuole aprire un nuovo fronte di scontro militare, la prossima vittima predestinata da mesi è la Siria.
Sembra ormai imminente un attacco-lampo che serva a fiaccare le forze dell'ex amico Assad, scoperto poi feroce e sanguinario dittatore, al fine di rovesciarlo e instaurare un regime fatto su misura degli USA e del mondo occidentale tutto.
A questo aberrante scenario di ennesima violenza si oppongono due figure che più lontane tra loro non potrebbero essere: Vladimir Putin e Papa Francesco.
Certamente le motivazioni contrarie al conflitto che muovono questi due personaggi sono tra loro differenti, per Putin si tratta di contrastare l'onnipotente imperialismo americano, in un gioco a scacchi di geopolitica tra le due ex-superpotenze mondiali, dove in palio c'è il prestigio e l'influenza nelle scelte che riguardano tematiche e fattori al di fuori dei loro confini territoriali e aventi per ciò stesso rilevanza mondiale.
Mentre per Papa Francesco si tratta di affermare una sacrosanta verità: che la guerra porta solo orrori e distruzioni, nell'animo delle persone prima ancora che materiali, ed evitare che ciò accada deve essere un imperativo per ciascun leader politico e ogni persona in particolare.
Ma "la pace" è certamente tra i valori più stuprati negli ultimi anni dai leader dei Paesi Occidentali, dalla Serbia al Kosovo, dall'Afghanistan all'Iraq, passando per la recente intromissione agli affari interni della Libia, l'interesse mostrato è solo quello di far rientrare quel territorio nella propria sfera d'influenza geopolitica, sfruttarne le risorse e stabilire un proprio primato "morale" mondiale.
Sì, perché mentre si bombardano villaggi, scuole, ospedali, strade, ponti, acquedotti, si sparge orrore e distruzione tra la popolazione civile, si rovinano famiglie togliendo loro padri, madri, figli, nonni, zii, cugini, intromettendosi violentemente in un tipo di vita che potrà anche sembrare aliena rispetto ai nostri occhi, ma che tuttavia non ci dà il diritto di toglierla a chicchessia.
Ma con estrema "premura" sono già pronti all'uopo le alte motivazioni a tutto questo interventismo militare: la difesa dei "diritti civili" e della democrazia.
Sono i due grimaldelli con i quali il mondo occidentale giustifica i propri sanguinari interventi militari, dimentichi del fatto che il mondo è abbastanza grande per contenere tutte le diversità possibili e immaginabili, di religione, di cultura, di usi e costumi; pensare e agire nel senso di applicare le nostre formule sociali, culturali e politiche al mondo intero sono un esercizio di arroganza senza attenuanti!
E mentre si prepara l'ennesima carneficina "made in occidente" di civili inermi con aerei comandati a distanza per limitare il più possibile il numero dei propri soldati deceduti al fine di non urtare la propria opinione pubblica, la macchina della propaganda è già al lavoro: "Assad affama e tiranneggia sulla propria popolazione e noi (occidentali) non possiamo rimanere inermi a guardare, dobbiamo agire".
Fa niente se fino a poche settimane fa tutto l'Occidente faceva affari d'oro con la Siria, Italia in testa per il rifornimento di armi, ora deve essere eliminato, destituito, perché così vogliono i padroni del mondo e i loro lacchè!
Ma la cosa più stucchevole è tutto questo è portato avanti dal Presidente Usa, Barack Hussein Obama, primo presidente "di colore" della storia americana, insignito in maniera del tutto immotivata del Premio Nobel per la pace, ma che non ha mai agito in tal senso nella sua carica presidenziale, dall'Iraq all'Afghanistan, passando per Guantanamo, sino alla Libia; non è riuscito a porre termine a nessuno dei teatri di scontro nei quali si è cimentata l'America di Bush, anzi, ne ha aumentata la presenza e l'impegno, aprendo altri fronti (Libia) e non chiudendo la controversa base di Guantanamo.
Se guardiamo nel nostro piccolo orticello italico non possiamo non prendere in considerazione  nostro malgrado l'attuale ministro della Difesa, il ciellino Mario Mauro, colui che solo poche settimane fa in occasione del voto parlamentare per l'acquisto degli F35 si cimentò in una dichiarazione da non senso logico: "per amare la pace, armare la pace".
Non intendo addentrarmi nei meandri delle sinapsi del succitato ministro per scoprire da dove scaturisce una siffatta sciocchezza, né cercherò di decrittarla, penso che abbia semplicemente cercato di motivare un'assurda ingente spesa economica e un'incomprensibile acquisto che altri Paesi hanno rifiutato perché trattasi di prodotto quantomeno non ottimale nelle sue peculiarità tecniche.
Ma ciò che urta è che un esponente di un movimento cattolico come CL da un lato si prodighi per l'approvvigionamento di mezzi militari sofisticati, dall'altra si genufletta in preghiera e faccia dieta in ossequio alle parole e all'iniziativa del sommo Pontefice per la pace in Siria
La pace intesa da Papa Francesco non presuppone armi, ma la fermezza delle idee e della fede!
 
Locatelli Roberto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

sabato 10 agosto 2013

Intervista: ai giovani dico "fuggite all'estero"

Il consiglio è di Roberto Locatelli, autore del libro «Non è un Paese per giovani», l'Italia

Ai giovani dico: fuggite all'estero

Se siete bravi e senza sponde, l'emigrazione è la sola prospettiva
 di Giuseppe Sabella Ilsussidiario.net 

Nonostante la stagione estiva, che solitamente regala qualche opportunità lavorativa, cresce la disoccupazione giovanile (15-24anni) e sale al 39,1% (dato riferito al mese di giugno 2013), in crescita di 0,8 punti percentuali su maggio e di 4,6 punti su base annua. Questo è quanto rilevato ieri dall'Istat, che aggiunge che tra gli under 25 ci sono 642 mila ragazzi alla ricerca di un lavoro.
Ricordiamo anche il fenomeno dell'inattività (neet-Not in Education, Employment or Training): sono circa 2 milioni (oltre il 22%) i giovani che non studiano e non lavorano. Ne parliamo con Roberto Locatelli (classe 1975), autore del libro “Non è un Paese per giovani. Riflessioni e proposte per la politica italiana”, edito quest'anno da Montedit e presentato di recente a un policy breakfast organizzato dall'Istituto Bruno Leoni.Domanda. Il problema occupazionale giovanile è grave da anni. Come mai solo ora istituzioni e forze sociali sembrano accorgersene?Risposta. In Italia il problema dell'occupazione giovanile da almeno due decenni. Ma l'attenzione che la classe politica e le forze sociali rivolgono a questo problema non va oltre il chiacchiericcio nei talk-show. D'altronde questo problema non interessa minimamente i figli di “lorsignori» (che possono godere di una vasta rete di conoscenze e amicizie altolocate tali da garantirli ampiamente in termini sia di occupazione che di stipendio) ma solo quelli della plebe. Pertanto è un problema che alla nostra arrogante, provinciale e cinica èlite non interessa, se non, lo ripeto, in funzione di ammiccamento e sfoggio di vanità con finalità elettorali. Il problema dell'occupazione giovanile interessa realmente solo ai giovani direttamente coinvolti che cercano lavoro, e alle loro famiglie, che hanno fatto tanti sacrifici, economici e morali, per garantire, attraverso gli studi, un futuro migliore ai loro figli.D. Intanto dall'Europa arrivano 1,5 miliardi di euro per intervenire secondo le linee della Youth Guarantee e quindi, in particolare, attraverso i Servizi pubblici per l'impiego. Crede che ciò possa giovare all'inclusione dei giovani nel nostro mercato del lavoro?R. I risultati non si ottengono solamente in virtù dell'ammontare delle risorse economiche messe a disposizione, ma anche in funzione di come le stesse vengono utilizzate, di come è organizzato l'apparato interessato a gestirle. Che si chiamino Uffici di collocamento o Centri per l'impiego, poco importa: negli ultimi dieci anni sono meno del 5% le persone che hanno trovato un lavoro passando attraverso i Centri presenti in Italia, aperti solo poche ore al giorno e, in media, per ogni operatore viene gestito meno di un candidato al giorno, oltre al fatto che il personale non è sempre adeguatamente qualificato. Altre sono le fonti più accreditate per la ricerca del lavoro, quali le agenzie di lavoro interinale, le rete di conoscenze amicali e parentali, i concorsi pubblici, il passaparola nell'ambiente di lavoro, internet, giornali e canali universitari.D. Quali sono le specifiche difficoltà che i giovani incontrano nel lavoro a seconda della fascia d'età?R. Il problema dell'accesso dei giovani al mercato del lavoro è legato al fatto che, in una società strutturata in clan, lobbies, familismo, tutto improntato al motto “tengo famiglia”, i valori dell'onestà, dell'impegno e del merito sono messi letteralmente sotto i piedi. Un giovane, seppur brillante, senza le adeguate conoscenze, senza spinte, senza infeudarsi in qualche lobby, difficilmente potrà, per quanto capace, realizzarsi nel mondo del lavoro. Le logiche perverse che sino agli anni Ottanta erano prerogativa del settore pubblico, ora lo sono anche del privato, creando un cortocircuito sociale tale per cui i più capaci, i più meritevoli o sono costretti a emigrare all'estero, da sempre vera patria degli italiani meritevoli, oppure rimangono in Italia a deprimersi e farsi umiliare, stritolati dalla spirale di conoscenze e familismo che regola la vita economica di questo decadente Paese.D. Chi sono i giovani che hanno più possibilità di salvarsi da questa situazione?R. Sono proprio i più giovani, quelli sotto i trent'anni, in quanto per lo più non sposati, senza prole e senza mutui sul groppone: loro possono permettersi di essere più liberi di andarsene da questo Paese per cercare la meritata realizzazione professionale altrove. Mentre le generazioni dei trentenni e dei quarantenni, essendo per lo più sposati, con prole e mutuo a carico, sono più vincolati a svolgere la loro vita professionale in questo Paese, sono le generazioni perdute di questo Paese, quelle costrette a trascinarsi stancamente e con fare demotivato in un mondo del lavoro avaro di soddisfazioni e opportunità.D. Massimiliano Del Duca nella prefazione del suo libro, dice: “appurato che il male italiano viene da lontano”, come mai, all'interno della nostra società i giovani sono stati sempre più marginalizzati?R. Come per altre fasce d'età, anche i giovani sono strumentalizzati da chi detiene anche solo un pezzettino di potere in questo Paese. I giovani, negli ultimi decenni, sono stati abbindolati e strumentalizzati da chi giovane non era più da un pezzo: come pifferai magici hanno fatto credere che esistesse per loro un mondo fatto di diritti e non di doveri, dove l'agognato “pezzo di carta” conquistato a tutti i costi, in qualche modo sarebbe stato la panacea per ogni male, avrebbe aperto le porte a un futuro migliore, senza fatica, senza responsabilità. E questi pifferai li capisco, sono i reduci della “meglio gioventù” sessantottina che hanno vissuto non solo la loro giovinezza, ma anche gran parte della loro vita senza fatica, imbucati in uno dei mille uffici inutili che compongono l'elefantiaco e parassitario apparato pubblico italiano.D. E che modelli si sono riversati sui loro figli?R. Ai giovani prospettano solo l'incoscienza eterna, la fanciullezza perpetua, ingannandoli e strumentalizzandoli, facendo così il loro male, perché, da parte dei giovani vi deve essere la consapevolezza che la loro giovane età è fatta per prepararli alle difficoltà e responsabilità del diventare adulti, e quanto più tardi prenderanno coscienza di ciò, tanto peggio sarà per loro. Ecco perché sono marginalizzati, perché li si vuole far vivere nella perenne irresponsabilità, nella quale l'unico valore condiviso è il consumismo: un giovane non vale più in quanto con la sua persona, con il suo agire, con il suo vivere quotidiano è portatore di valori e qualità, ma quanto alla sua capacità di spendere, di consumare.D. Chiarito che non sarà la politica a risolvere il problema giovanile, da dove possono arrivare delle autentiche risposte?R. Concordo con l'incipit della sua domanda: la politica non risolverà il problema dell'occupazione giovanile; tuttavia se il danno provocato dalle scelte o non scelte dei nostri politici si fermasse qui, sarebbe il meno peggio. Purtroppo, l'azione politica dei nostri governanti il più delle volte danneggia e deprime il mondo del lavoro, soprattutto per chi intende farne parte per la prima volta. Alla politica non è chiesto di creare direttamente posti di lavoro, bensì di favorire l'attività imprenditoriale (rivedendo tutto il sistema fiscale e burocratico che grava sui reali produttori di ricchezza, gli imprenditori), la quale a sua volta avrà come logico sbocco l'assunzione e l'occupazione, anche e soprattutto giovanile.D. E quindi?R. Credo che le risposte non potranno che venire dalla spinta di ogni singolo individuo nel volere che onestà, impegno e capacità siano il miglior biglietto di presentazione di fronte alla collettività. Quando una società fa proprio questo modo di vedere le persone, di premiare le persone, non importa più se sei ricco o povero, se sei diplomato, laureato o niente, importa quello che tu sei e sai fare, quanto puoi essere utile alla società con le tue capacità, la tua voglia di fare e di migliorarti. Credo che qualsiasi problema, prima che essere analizzato nei suoi aspetti empirici, debba sempre essere analizzato sotto l'aspetto culturale: è importante valutare quali sono i valori-guida di una società per sapere quali correttivi adottare in concreto. In definitiva, i giovani non sono né il problema, né un problema, semmai devono imparare nell'età della giovinezza i veri valori che dovranno poi guidarli nella vita di tutti i giorni, e la nostra società occidentale, tutta immagine, cinismo e consumismo, non è certamente educativa in tal senso.D. Cosa consiglierebbe a un giovane animato da grandi propositi e aspirazioni per il lavoro?R. A oggi, se dovessi dare un consiglio a un giovane riguardo il mondo del lavoro gli direi: “Lascia l'Italia, in fretta! Tornaci per le ferie, per l'arte, il cibo, ma non azzardarti a voler vivere e realizzarti professionalmente qui. Lascia l'Italia, in fretta, questo non è un Paese per giovani!



Tratto da:
http://www.italiaoggi.it/giornali/dettaglio_giornali.asp?preview=false&accessMode=FA&id=1837822&codiciTestate=1&sez=giornali&testo=&titolo=Ai%20giovani%20dico:%20fuggite%20all'estero

lunedì 24 giugno 2013

A proposito di Silvio "Burlesconi"

La sentenza di Milano sul caso-Ruby è finalmente stata pronunciata, Silvio Berlusconi è stato condannato a sette anni con l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. E' una sentenza che potrebbe definitivamente affossare le ambizioni politiche e le velleità di potere di Berlusconi, il quale sull'argomento ha sempre sostenuto che tutta la vicenda sarebbe una montatura e che presso le sua abitazioni si sarebbero svolte solo "cene eleganti", al massimo spettacoli di "burlesque".
A parte il fatto che se anche le cose stessero in questi termini si deve rimarcare il fatto che si sta parlando di un leader politico ultrasettantenne, dal quale ci si aspetterebbero dei comportamenti più responsabili, più adulti che carnevalate e gozzoviglie con bellezze che potrebbero essere sue nipoti (non di Mubarak!), infatti si sta parlando non di un eccentrico sportivo, o di un attore o personaggio della cultura o dello spettacolo dove genio e sregolatezza si alimentano vicendevolmente creando così il personaggio pubblico.
Qui si parla di una persona di terza età con responsabilità istituzionali altissime, in un Paese sull'orlo del precipizio (se non addirittura già imboccato), al quale si chiede, come minimo, onesta e dignità, invece...eccoci alla vergogna.
Credo che sia stato imbarazzante per gli avvocati difensori di Berlusconi provare a difenderlo dalle accuse a lui formulate, le intercettazioni telefoniche, i flussi di pagamento dei bonifici, le confidenze delle testimoni, la vicenda legata al fermo di Ruby da parte dei funzionari della Questura di Milano, sono fatti così lampanti da lasciare di stucco ogni tentativo, seppur legittimo, di difendere l'imputato, definito dai sui stessi avvocati "l'utilizzatore finale"!
In questa vicenda, oltre alle vergogne private dell'ex-presidente e le sue violazioni delle leggi, colpisce l'indegna difesa avuta dal Parlamento che a maggioranza ha votato a favore della tesi secondo la quale il Cavaliere era veramente convinto che Ruby, di nazionalità marocchina, fosse la nipote del Capo di Stato egiziano Mubarak! Colpisce che donne dai 17 ai 28 anni avessero il numero privato di cellulare del presidente del Consiglio, colpisce che la maggior parte di esse vivessero dei lauti regali in gioielli e denari dello stesso, colpisce che a processo in corso molte fossero ancora a libro paga dell'ex-Presidente del Consiglio!
E ora?
Come si comporteranno i cortigiani di centro-dx e centro-sx in Parlamento che lo hanno sempre difeso e/o salvato? Come si comporteranno con la richiesta di ineleggibilità avanzata dai parlamentari del M5S e con la sentenza del caso-Ruby?
Il PD ha la possibilità di dimostrare che questo non è il governo dell'inciucio e che non è al guinzaglio di Berlusconi.
Staremo a vedere. Nel frattempo rimane la vergogna per una vicenda che provoca ulteriore ironia sulla politica italiana da parte dei commentatori di tutto il mondo, giunti in massa a godersi lo spettacolo di Silvio "Burlesconi".

Roberto Locatelli
 

PRESENTAZIONI DEL MIO LIBRO !!!

Venite a conoscermi alle presentazioni del mio libro "Non è un Paese per giovani. Riflessioni e proposte per la politica italiana", vi aspetto il 29 giugno e l'11 luglio!



Appuntamenti



SABATO 29 GIUGNO 2013  h.18,00
presentazione del libro
presso la LIBRERIA FELTRINELLI
in Corso Umberto I, n.56 a MANTOVA



inoltre



GIOVEDI' 11 LUGLIO 2013  h.8,45
presentazione del libro
presso l'ISTITUTO BRUNO LEONI
in Piazza Castello, n.23 a MILANO

 
 
 


 


martedì 11 giugno 2013

Generazioni Perdute

Mentre la casta politica continua a latitare gravemente e colpevolmente nel prendere coscienza degli effetti che la crisi economica sta mietendo nella nostra società, imprese e famiglie sono esanime e quotidianamente lanciano il loro grido di disperazione perchè si faccia qualcosa di concreto prima che il vortice del dramma spinga a fondo tutto e tutti, scatenando qualcosa per il quale siamo culturalmente impreparati.
La grave crisi finanziaria, tramutatasi in fretta in crisi economica ci ha colpito gravemente perchè l'Italia paga una mancanza di lungimiranza politica in coloro che l'hanno governata e gestita dagli anni '70 ad oggi, vedendo nel potere un modo per accrescere i propri tentacoli sulla società civile tutta, dalle imprese alla scuola, dall'informazione alla finanza, dalle istituzioni al pubblico impiego, ingigantito in maniera elefantiaca al fine di garantire bacini di voti sempre crescenti che a loro volta alimentassero personaggi politici, piuttosto che correnti politiche, piuttosto che partiti politici.
In questa moltiplicazione di centri di spesa totalmente improduttiva e parassitaria, mai realmente intaccata nonostante le intenzioni espresse da tutti i candidati alle elezioni di qualsivoglia livello del potere politico, ad urne chiuse si è subito "gabbato" l'illuso e speranzoso elettore.
Tutto questo parassitismo si è riversato sulle spalle del ceto produttivo, dagli artigiani, agli autonomi, alle imprese private, piccole e medie (le grandi in Italia sono persino più parassitarie di taluni enti pubblici!), che ora non riescono più a reggere l'onda d'urto della crisi gravate per giunta da decenni di spremitura italica al fine di alimentare le clientele pubbliche di politici e partiti.
Il risultato è un dramma senza fine che vede pressocchè quotidianamente versare il proprio tributo di sangue, con suicidi e drammi familiari dovuti alla mancanza di un posto di lavoro con conseguente mancanza di reddito, pertanto con lo svilimento dell'essere uomini e donne adulti, magari padri e madri con figli da accudire e mantenere.
Intere generazioni rischiano di essere spazzate via dalla soglia minima della dignità umana, le generazioni di coloro che sono nati negli anni Settanta e Ottanta rischiano di essere, se già non lo sono, generazioni perdute, senza un presente e già senza un futuro, a meno che non emigrino fuori dai confini di questo Paese in via di putrefazione da parassitismo.
La luce in fondo al tunne che un ex-premier vedeva già imminente nel 2010, sembra sempre più l'avvicinarsi di una macabra scena che negli ultimi anni è diventata cronaca, il suicidio di padri di famiglia che si danno fuoco!
Cosa avverrà lo scopriremo solo vivendo, ma chi può scappi a gambe levate da questo Paese perchè, al di là dei proclami d'ordinanza, i politici, che foraggiano direttamente e indirettamente i parassiti, non rinunceranno facilmente a offrire lauti e gratuiti banchetti pubblici ai propri bacini di voti e sostegno politico, incuranti del fatto che la bestia ora non è già più alla fame, ma puzza di carogna!!!

Locatelli Roberto

 
 
 
 
 
 
 

lunedì 27 maggio 2013

A proposito di T.A.V.

Il TAV (treno ad alta velocità) è un'opera faraonica che da almeno due decenni sta mobilitando le popolazioni della Val di Susa che si oppongono a che venga sventrata nuovamente la loro valle per una infrastruttura che porterebbe più danni che benefici a coloro che vivono in quel territorio.
Sul territorio, oltre alla decisa ma civile resistenza degli amministratori locali e dei cittadini, si salda una battaglia paramilitare da parte di gruppi antagonisti.
Vari motivi si saldano nei soggetti contrari all'opera, i costi esorbitanti, il danno ambientale, la dubbia utilità, la volontà di decidere ciò che succede sul proprio territorio.
E' stata giudicata una battaglia di "estrema sinistra" solo perchè nelle cronache dei media fanno più facilmente capolino i pur gravi (e condannabili!) episodi di violenza rispetto alle ragioni e alla fermezza della gente dabbene; tuttavia qui voglio riportare i "Briefing Paper" dell' Istituto Bruno Leoni di Torino, il più importante Think-Thank libertario italiano e più accreditato a livello internazionale.
 
Eccoli:
 
1-TAV: le ragioni liberali del no.
 
2-TAV, un Briefing Paper sulle ragioni del no.
 
 
Roberto Locatelli
 

sabato 11 maggio 2013

Ambrosoli, Andreotti e...tutto il resto

A 94 anni è morto il senatore a vita Giulio Andreotti, colui che per oltre sassant'anni ha incarnato "il Potere" in politica, quello con la maiuscola e, come ampiamente prevedibile in questo paese imbevuto di ipocrisia e doppiezza, ecco scorrere un profluvio di aneddoti, ricordi, dichiarazioni, lacrime più o meno vere, ma rigorosamente ad uso e consumo dei media, da parte di coloro che lo conoscevano bene, o perchè colleghi di partito o perchè avversari o ex-avversari politici. E naturalmente tutto si sostanzia in una adulazione del politico Andreotti, delle sue virtù nell'arte della politica, soprettutto nei "momenti più difficili della storia del nostro paese"!
Premetto che quando una persona lascia il nostro mondo terreno per chissà cosa nell'aldilà, merita sicuramente rispetto, chiunque essa sia, merita almeno una preghiera, una pietas cristiana che si deve a chiunque.
Tuttavia se passiamo a considerare e ricordare il politico Andreotti, non possiamo solo fermarci alla tediosa elencazione degli innumerevoli incarichi di governo da lui ricoperti nel corso di oltre mezzo secolo di vita politica, bisogna anche analizzare la qualità del suo essere uomo politico e del suo modo di fare e di intendere la politica.
A tal proposito, la massima andreottiana "il potere logora chi non ce l'ha", è l'emblema dei suoi valori in politica, che per me sono dis-valori totali, perchè significa considerare il potere politico come un fine in sè e per sè, significa una politica rivolta su se stessa, pronta a considerare e soddisfare solo se stessa, facendosi beffa dei cittadini-contribuenti-elettori, considerati al rango di sudditi.
Il processo al quale fu sottoposto, e che visse con rispetto, questo sì, istituzionale, verso la magistratura, fu solo una ulteriore certificazione della disinvoltura con la quale intendeva la gestione del potere, che lo portò, almeno sino al 1980, a contatti organici con esponenti della mafia.
Ma in occasione della sua morte, nel profluvio di interviste e dichiarazioni agiografiche, un uomo solo si è permesso di distinguersi dal gregge belante dolore e pronto a conferirgli la santità, il suo nome è Umberto Ambrosoli, avvocato, candidato, poi sconfitto, governatore della Lombardia nelle ultime elezioni di febbraio, e figlio di Giorgio Ambrosoli, per tutti "l'eroe borghese", assassinato l'11 luglio 1979 da un sicario  ingaggiato dal banchiere siciliano Michele Sindona, sulle cui attività Ambrosoli stava indagando, nell'ambito dell'incarico di commissario liquidatore della sua Banca Privata Italiana.
Sindona era legato a doppio filo a Giulio Andreotti, e quest'ultimo nel 2010 nel corso di una trasmissione tv, ricordando quegli anni, dichiarò che quella fine, quell'omicidio, in qualche modo Giorgio Ambrosoli se l'era cercata!
 Non stupisce pertanto che il figlio Umberto, in occasione del minuto di silenzio che i politici della Regione Lombardia hanno tributato per la morte di Andreotti, se ne sia uscito dall'aula, senza polemiche, senza sbraiti, ma motivando con pacatezza il motivo della sua scelta, frutto di una questione dolorosa e personale legata alla morte del padre Giorgio.
Non si può che solidarizzare con Umberto, se qualcosa stupisce non è il gesto che ha compiuto, semmai la pacatezza e la lucidità del ragionamento sotteso alla sua legittima e comprensibile scelta.
Con questo gesto, semplice e personale, con quelle parole, toccanti e profonde, Umberto è degno figlio di suo padre Giorgio, "l'eroe borghese", che meriterebbe lui sì di essere ricordato dalle istituzioni, assieme alle decine di persone che nel corso degli ultimi anni si sono suicidati per disperazione, dolore o vergogna, magari perchè senza lavoro e senza la possibilità di mantenere la propria famiglia e darsi una vita dignitosa!
Ma tant'è, "il potere logora chi non ce l'ha", mentre noi, sudditi del popolino, non rimane che aggrapparci alla nostra dignità di uomini e donne dabbene.
 
Locatelli Roberto
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

domenica 28 aprile 2013

Non è un Paese per giovani. Riflessioni e proposte per la politica italiana

E' stato pubblicato il mio nuovo libro dal titolo:
 
NON E' UN PAESE PER GIOVANI.
RIFLESSIONI E PROPOSTE PER LA POLITICA ITALIANA
 
Editrice Montedit



 
 
 
Il link al sito è il seguente:
 
 
 
 
Acquistabile sul sito:
 
 
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domenica 21 aprile 2013

Lacrime Napulitane con sorpresa

Non bastasse una classe politica che nel tempo si è fatta "Casta", immorale e ricolma di impresentabili, che da due mesi non riesce neppure a creare un governo, che per l'elezione del Presidente della Repubblica da giovedì abbiamo assistito all'agire politico di "sua maestà l'inciucio", ieri lorsignori hanno partorito la soluzione dei loro attuali e personalissimi problemi di incapacità politica: la rielezione di "re" Giorgio Napolitano alla carica di Presidente della Repubblica.
Pd, PdL, Scelta Civica e Lega hanno permesso questa rielezione, con i soli contrari del M5S e Sel.
La Casta si è aggrovigliata su sè stessa, e dopo le fallimentari candidature di Marini e Prodi, il tutto condito con lo psicodramma vissuto nel Pd che ha portato all'annunciato abbandono della segretria politica da parte di Bersani, si è chiusa a riccio, sorda alle richieste e agli umori della società civile che dalle piazze e dal web chiedeva una figura di rottura sia con il passato che con la classe politica, e alla fine ha partorito la rielezione di Napolitano.  
Ma l'azione di arroccamento della Casta potrebbe non essere finito, per l'elezione a Premier si fa già il nome condiviso di Giuliano Amato, già papabile candidato a Presidente della Repubblica del PdL di Berlusconi.
Ma chi è costui? Soprannominato "il dottor Sottile", o più cinicamente "il topo", è stato l'esperto giuridico-economico del PSI di Craxi che ha contribuito negli anni Ottanta al raddoppio della spesa pubblica nazionale (dal 60 al 120% del PIL!) che tanto ha condizionato, condiziona e condizionerà la nostra politica economica. Non contenti, i politici italiani nel 1992  lo hanno nominato Premier scavalcando il consenso popolare, e lui ha visto bene di sistemare i danni che ha contribuito a creare prelevando nel cuore della notte, alla maniera dei ladri, ma senza la virilità, il coraggio e il senso del pericolo dei ladri, lo 0,6% delle giacenze in conto corrente (quindi i risparmi) degli italiani!
A vario titolo e con altri ruoli pubblici di prestigio, tra i quali Premier nel 2000/01, è rimasto nell'arena politica, vicino ai potenti ma lontano dal gradimento, peraltro inesistente, dei cittadini-elettori, ricomparendo nuovamente come nome papabile del PdL per la Presidenza della Repubblica, ma ora che "re" Giorgio Napolitano ha bissato la propria candidatura, ce lo ritroviamo papabile nuovo Premier, ancora senza consenso popolare!
E' un uomo che rappresenta a pieno la Casta, dall'alto dei suoi 31mila euro mensili (!!!) di pensione, inviso ai cittadini-elettori, ma ben accetto dai castaioli nazionali, colui che prescrive medicine amare al popolo-bue, ma che gode dei privilegi di Casta e ne difende prerogative e confini.
Siamo di fronte a una vera e propria restaurazione da casta, Napolitano e Amato non rappresentano certo un superamento della vecchia e putrescente classe politica, rimane da vedere la reazione del popolo che, sarà anche "bue", ma ogni tanto si arrabbia e carica pure lui a testa bassa.
Per ora non ci resta che piangere "lacrime napulitane" in attesa della prossima sorpresa di lorsignori.
 
Locatelli Roberto
 
 
 
 
 
 
 
 
 

lunedì 8 aprile 2013

Addio "Iron Lady"

Oggi all'età di 87 anni è venuta a mancare Margaret Thatcher, meglio conosciuta come "Iron Lady", la "lady di ferro", che dal 1979 al 1990 ricoprì la carica di Primo Ministro inglese.
E' la scomparsa di una persona che, assieme a Ronald Reagan, ha creato nel molle e intorpidito mondo Occidentale un argine allo strapotere politico, culturale ed economico del comunismo sovietico, presente anche nell'occidente europeo sottoforma di politiche stataliste, rilanciando l'iniziativa privata, valorizzando il concetto di proprietà privata, e innescando un circolo virtuoso che interessò l'azione politica, il rilancio dell'economia e dell'occupazione, nonchè l'idea stessa di Occidente.
Mentre in Italia si assisteva al consociativismo, al pentapartito, alla partitocrazia, al "C.A.F." (Craxi-Andreotti-Forlani), in Inghilterra c'era Margaret Thatcher, e la differenza tra i governi che hanno interessato gli italiani e gli inglesi sta tutta nelle definizioni dei politici poc'anzi nominati: "cinghialone-gobbo-coniglio mannaro" per gli italiani, "Lady di ferro" per gli inglesi.
 
Addio "Iron Lady"!
 

domenica 7 aprile 2013

Tutto cambia perchè nulla cambi

A un mese e mezzo dalle elezioni la classe politica italiana non è ancora riuscita a decidere che cosa fare, se un governo Pd-M5S, se Pd-PdL, se andare ad elezioni, se proseguire con il governo Monti già dimissionato nel dicembre scorso.
Su questa confusione e su questo attendismo si stagliano i problemi della famiglie e delle imprese, crescono disoccupazione e povertà, crollano i consumi, chiudono e licenziano le imprese e, udite udite, si svuotano persino i ristoranti, quelli che meno di due anni fa il "Gran Sultano del Bunga-Bunga" vedeva costantemente pieni e con chilometriche code per potervici entrare.
Ma alla politica questo poco importa, l'andazzo nei palazzi della politica è sempre uguale a se stesso, e di queste problematiche non se ne cura, al massimo alcuni esponenti politici ne disquisiscono con fastidio nei talk-show, ma più che altro per fingersi addolorati per quanto sta accadendo, e guadagnarne in termini di immagine e consenso politico personale.
Ciò che realmente interessa ora alla politica italiana è l'ennesima competizione elettorale, questa volta tutta interna alla casta politica senza il fastidio di dover vendere fumo, fare promesse, render conto di nulla al popolo bue: l'elezione del nuovo Presidente della Repubblica!
Trame, intrighi, voci di corridoio, sussurri, incontri segreti nelle segrete stanze, incontri alla luce del sole a uso e consumo dei media, inciuci, scambi di favore, tutto all'insegna dell'autoreferenzialità politica, senza nutrire il benchè minimo interesse per i cittadini: questa sì che è vera politica all'italiana!
E mentre questo modo sconcio, immorale e provocatorio di caratterizzare il mandato politico elettorale prosegue come se nulla fosse, le cronache si riempiono di drammi familiari, i suicidi aumentano a dismisura, obbligando a confrontarci con la dura realtà che da cinque anni a questa parte attanaglia le famiglie italiane, ossia la difficoltà di arrivare non più alla quarta o alla terza settimana del mese, ma di mettere assieme il pranzo con la cena quotidianamente, e con ciò fare i conti con il proprio senso del pudore e dell'onore sia rivolto verso se stessi, sia verso la propria famiglia, che rivolti alla propria comunità d'appartenenza. E' uno sprofondo senza fine!
Ma i politici sembra che rispondano un bel "chissenefrega" di fronte a tutto ciò, d'altronde lor signori non hanno ancora rinunciato a nulla del loro vergognoso tenore di vita, tuttavia continuare a provocare in questa maniera le gente dabbene profondamente arrabbiata e umiliata sia dalla situazione socio-economica che da quella politica, è un rischio che prima o poi potrebbe avere conseguenze tragiche per qualcuno di "lor signori".
 
Roberto Locatelli
 
 
 
 
 

martedì 12 marzo 2013

Dipendenti del Sultano, ma a nostre spese

Riesce difficile rimanere equilibrati nel dare un giudizio in merito a quanto accaduto ieri (lun.11/03/13) di fronte al palazzo di giustizia di Milano ad opera dei deputati/senatori del PdL, i quali si sono presentati numerosi ed "agguerriti" contro l'operato di taluni pubblici ministeri, colpevoli, a loro dire, di perseguitare il loro leader Silvio Berlusconi.
Una scena indegna persino nella repubblica delle banane, figuriamoci in un Paese che siede stabilmente nel G8, che è tra i fondatori dell'Europa unita, e che trasuda storia, bellezza e cultura persino dai borghi o dai paesini di provincia.
Ma d'altronde, così è, soprattutto alla luce del fatto che questi parlamentari, ben lungi dall'essere i rappresentanti del popolo in quanto non votati dai cittadini, più realisticamente risultano essere dei dipendenti del "Gran Sultano del Bunga-Bunga" (ma a libro paga dei cittadini italiani) al quale offrire i loro servigi, la loro cieca obbedienza, la loro residua dignità!
Berlusconi per loro è tutto, soldi, ruolo, visibilità, e pazienza se si tratta di Gasparri, Santanchè, Scilipoti, Razzi, Cicchitto o Alfano, emerite nullità trasformate in "classe dirigente", in onorevoli e senatori, perchè in cambio della loro totale obbedienza, così ha voluto "Lui".
Sono ormai quasi vent'anni che prosegue la disputa sulla faziosità della magistratura, che ha portato la classe politica di centro-dx a inventarsi soluzioni sempre più ardite e ridicole pur di salvare Berlusconi da condanne plurime: processo lungo, processo breve, giusto-processo, lodo Alfano, legittimo impedimento, etc.    Con ciò minando, picconando e distruggendo la certezza del diritto e la certezza della pena per i condannati in sfregio alle vittime di tali soprusi!
Nonostante l'Italia ricopre posizioni vergognose a livello mondiale riguardo l'entità della corruzione, nelle carceri italiane di "colletti bianchi" non c'è neppure l'ombra. Se non è vero l'assunto che "tutti gli uomini sono uguali di fronte alla legge", ciò è dovuto non a chi la legge la applica, bensì a chi le leggi le propone e le vota per tornaconto proprio o del proprio padrone; e il clima di tensione e intimidazione ai quali sono soggetti da anni i magistrati di Milano, culminato con la pseudo-manifestazione dei parlamentari non-eletti dal popolo di ieri, propone uno scenario dal paradosso drammatico: che alcuni animali sono più uguali di altri di fronte alla legge!

Locatelli Roberto



 

domenica 3 marzo 2013

Hanno vinto i comici? Macchè, via il plurale

Le elezioni politiche lasciano una eredità pesante, la prima cosa che balza agli occhi è la mancanza di un partito o una coalizione in grado di avere la maggioranza dei seggi nelle due camere del Parlamento, la seconda cosa è l'avanzata imperiosa e ampiamente prevedibile (ed auspicabile) del "Movimento 5 Stelle" di Beppe Grillo.
Il PD è riuscito nell'incredibile impresa di farsi rimontare pressocchè totalmente il vantaggio maturato sul PDL sino allo scorso mese di dicembre, rimanendo così a secco sia per quanto concerne le elezioni politiche, sia in Regione Lombardia, regione questa travagliata da scandali a ripetizione che hanno coinvolto a vario titolo quasi tutti i partiti che componevano il precedente Consiglio regionale, ma in special modo quelli di maggioranza; tuttavia ciò non è stato sufficiente per portare ad un ribaltamento di preferenze da parte della base elettorale a favore del centro-sinistra, che ha così sciupato una occasione d'oro per guidare la regione motore economico d'Italia.
Dalla Germania lo sfidante della Merkel alle prossime elezioni politiche ha commentato i risultati elettorali delle nostre elezioni politiche dichiarando che "in Italia hanno vinto due comici".
Si sbaglia, l'unico vero comico vincitore è Berlusconi, perchè Grillo è l'unico che ha fatto il politico a tutto tondo. Un politico sta nelle piazze, tra la gente, accettandone gli applausi ma anche le possibili critiche e contestazioni, un politico ascolta la gente, in primis il ceto produttivo della piccola e media impresa, un politico trascina e propone una visione di società del futuro argomentando di lavoro, welfare, impresa, legalità, ambiente, energia e solidarietà.
Berlusconi, invece, ha giocato a spararla sempre più grossa, a promettere, a fare battute, talune di pessimo gusto, a colpire nell'immediato parlando alla pancia della gente ed al tornaconto economico più prossimo: resituzione dell'Imu, 4 milioni di posti di lavoro, sfida all'Europa germanocentrica, etc.
Consapevole del fatto che gli elettori italiani hanno la memoria storica di un paramecio, da grande esperto di pubblicità e tecniche di convincimento, Berlusconi ha ripetuto sino all'ossessione il suo mantra politico, il suo mondo dei sogni lo ha reso manifesto sottoforma di ologramma davanti agli occhi degli elettori e li ha abilmente suggestionati, facendo loro dimenticare (o proprio contando sulla  capacità di non ricordare) che chi parlava loro è un condannato, un plurinquisito, un indagato, un pluriprescritto, uno che solo pochi mesi fa imponeva nelle candidature donne e donnine del suo infinito harem da "sultano di hardcore", che Equitalia è una creazione del suo Governo, che l'Imu è una creazione del suo Governo, che nel disastro morale e d'immagine, prima ancora che istituzionale ed economico, ci ha portato il suo Governo!
Ma così hanno voluto gli italiani, riaffidarsi e confidare in Berlusconi, d'altronde questo è un Paese che da qualsiasi parte lo si guarda trasuda ignoranza: ha un tasso di analfabeti superiore alla media del resto d'Europa, ha una propensione alla lettura di libri e quotidiani inferiore alla media del resto d'Europa e, dulcis in fundo, ha un tasso di laureati inferiori rispetto alla media del resto d'Europa!
Ora siamo allo stallo politico-istituzionale, ma la presenza dei parlamentari del M5S fa ben sperare sia riguardo il maggior controllo dei traffici e degli affarismi che avvengono nelle segrete stanze della politica romana, sia in merito alla capacità propositiva degli stessi rigurdo temi quali: costi della politica, legalità, trasparenza e semplificazione della burocrazia, eliminazione di Equitalia, ambiente ed energia. La loro presenza dovrebbe essere uno sprone affinchè anche il resto delle compagini politiche si diano una mossa al fine di concretizzare la loro azione politica a vantaggio dei cittadini, anzichè a danno dei cittadini e a favore delle loro clientele.
Un primo significativo banco di prova sarà l'imminente elezione del Presidente della Repubblica, ma già si accettano scommesse sulla data delle prossime elezioni politiche.

Locatelli Roberto

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

giovedì 21 febbraio 2013

Potrebbe essere finita...si spera!

La campagna elettorale si avvicina alla scadenza per lasciare finalmente spazio al responso delle urne, non sono mancati scandali e colpi di scena che hanno mortificato ulteriormente la base elettorale, già ampiamente disillusa dagli ultimi anni di gestione politica della cosa pubblica.
I proclami e le promesse elettorali si scontrano con le inchieste giudiziarie che coinvolgono direttamente o indirettamente partiti ed esponenti politici: Finmeccanica, rimborsi elettorali in Lombardia, Lazio e Piemonte, lo scandalo "olgettine", la truffa perpetrata ad opera degli ex-dirigenti del Monte dei Paschi di Siena.
In questo quadro a tinte fosche si inserisce la polemica che rischia di far deflagrare il neonato movimento "Fare per fermare il declino", il cui leader e candidato premier Oscar Giannino è malamente scivolato sui suoi millantati titoli di studio, in realtà falsi.
Il dispiacere per quanto accaduto a Giannino è duplice, da un latoperchè  perde credibilità un candidato (e conseguentemente il movimento tutto) che in merito alle idee ed alle proposte liberali e liberiste era, ed è ancora, il più credibile tra i candidati alle lezioni politiche, dall'altro perchè lo scivolone è tanto grave quanto banale, frutto dello sfoggio di vanità.
Non si capisce perchè anzichè presentarsi per quello che si è, con il proprio vero bagaglio professionale, culturale, umano ed "accademico", bisogna per forza esagerare sino a inventarsi di sana pianta lustrini che non si posseggono! Beppe Grillo è un semplice diplomato in ragioneria, comico (o ex-comico) di professione, ma ha avuto il buon senso di non millantare ciò che non ha conseguito e mostrarsi per ciò che non è; i suoi detrattori dopo aver cercato dapprima di ignorarlo, poi di sminuirlo facendo leva sul fatto che era solo un "comico", ora si devono arrendere dinnanzi alla forza dirompente del suo messaggio politico divulgato a mezzo delle due piazza esistenti, quella reale delle città e quella virtuale di internet. Ha lasciato che le sue idee, le sue argomentazioni fossero al centro del messaggio politico del M5S, non ha pensato a brillare di luce riflessa dei pennacchi e dei lustrini dei titoli di studio per stupire l'immaginifico dei suoi simpatizzanti e/o sostenitori.
Insomma, Giannino è scivolato su di una banalità, la volontà di mostrarsi un "super-uomo plurititolato", quando sarebbe bastato mostrarsi per quel che si è, la propria preparazione sarebbe stata il miglior biglietto da visita per convincere gli elettori.
In questi ultimi giorni di campagna elettorale mentre le schermaglie dei candidati premier salgono di tono, mentre in regione Lombardia, Ambrosoli e Maroni si contendono la vittoria sul filo dei voti, Berlusconi cerca di "comprare" il voto degli elettori promettendo di restituire i loro stessi soldi sborsati per pagare l'Imu, imposta peraltro creata negli ultimi mesi proprio dall'ultimo governo Berlusconi, e poi sostenuta col voto in parlamento proprio dal leader-padrone del PDL.
Ma dalla sera del 26 febbrao p.v. per un certo modo di fare politica ci potrebbe essere il capolinea, il M5S di Grillo potrebbe (dovrebbe) portare una pattuglia di parlamentari tale per cui il tradizionale e nefasto consociativismo tra partiti per la spartizione del potere pubblico e l'allargamento dei cordoni della spesa pubblica parassitaria e clientelare, non avrebbero più vita facile.
Potrebbe essere finita...si spera!
 
Locatelli Roberto
 
 
 
 

lunedì 11 febbraio 2013

Giannino rimpicciolisce Berlusconi

Negli ultimi giorni di campagna elettorale Berlusconi si è lanciato in continui attacchi rivolti a Oscar Giannino, candidato del movimento "Fare per Fermare il Declino", immediatamente seguito a ruota dai suoi lacchè e trombettieri di partito e dei suoi giornali.
La tesi sostenuta è che Giannino intercetta voti da parte di un elettorato "moderato" senza tuttavia avere ambizione nè possibilità di vittoria alcuna, ma risultando determinante per la sconfitta del centro-destra di Berlusconi e la vittoria del centro-sinistra di Bersani.
Una tesi imbarazzante sia da proporre che da sostenere a gran voce scimiottando il gran sultano di Arcore. Gli elettori, moderati o meno che siano, non sono di proprietà di chicchessia, scelgono sulla base della proposta politica offerta, delle proprie idee, delle proprie sensibilità, valutando la credibilità del candidato-premier e della sua compagine di candidati, dei programmi e, perchè no, anche della propria convenienza.
Il fatto che Giannino peschi in un elettorato "moderato" non è affatto certo, anzi, direi che è proprio indifferente ai fini della disamina della tesi di Berlusconi e dei suoi lacchè, in quanto chiunque è libero di presentarsi alle elezioni, proporsi e proporre la sua compagine di candidati, proporre il suo programma e le sue idee.
Un elettore, se non avesse l'offerta di Giannino (ma lo stesso vale per Ingroia e Grillo), probabilmente non voterebbe nè per Berlusconi, nè per Bersani, nè per Monti, semplicemente non voterebbe, perchè non degni o meritevoli di credibilità.
Sostenere che votando i piccoli partiti si disperdono voti per niente, magari facendo vincere il centro-sinistra, è intellettualmente insostenibile, oltrechè puerile, un vero candidato non elimina nè deride nè sminuisce gli altri competitori, ma ne accetta la presenza e ne fa un elemento di stimolo e pungolo per la propria campagna elettorale, cercando di essere credibile come persona e come proposte politiche, accettando gli altri con la stessa dignità con la quale si presenta lui e accettando le scelte degli elettori. I continui rimandi alle elezioni americane, dove si sfidano due grandi partiti, quello repubblicano e quello democratico, non tengono conto di diversi fattori: Usa e Italia hanno due storie politiche differenti; negli Usa certi comportamenti privati e pubblici dei politici ne decretano come minimo la fine della carriera politica, se non il carcere; inoltre si omette di dire che anche negli Usa i "piccoli" ci sono, come il partito Libertario e, da ultimo, il movimento del Tea Party, e nessuno cerca di delegittimarne la loro presenza o sminuirne il peso elettorale!
Le piccole compagini sono da sempre delle spine nel fianco dei grandi partiti, pungolano quest'ultimi su tematiche che altrimenti verrebbero taciute o dimenticate, fungono da vigili sentinelle dell'operato dei grandi partiti, e denunciano abusi e malcostumi sempre presenti da parte di chi si sente onnipotente e intoccabile perchè vincitore.
Ciò detto, io credo che l'astio di Berlusconi verso Giannino non stia tanto e solo nella percentuale di consenso elettorale raggiunto da quest'ultimo, bensì in un qualcosa di più profondo e lacerante: la credibilità!
Giannino è credibile, oltre che molto preparato, o forse in quanto preparato è anche credibile agli elettori, per questo lo votano!
Berlusconi sa che può avere la meglio sia con Bersani che con Ingroia, il primo lo batterebbe grazie all'immagine, alle promesse, alle incredibili bugie in grado di far sognare la gente, mentre il secondo con il mai sopito "giustizialismo" al quale contrapporre il suo ecumenico "garantismo".
Ma con altri competitori soffre tremendamente, Grillo lo mette in difficoltà perchè ha più veemenza, forza scenica, capacità oratoria, ma comunque la possibilità di una sfida faccia a faccia in tv è scongiurata dal fatto che Grillo utilizza web e piazze, mentre in tv non accetta di presenziare a nessun talk show politico. Monti lo soffre perchè, sarà pure un uomo-spread, un tax-man, tuttavia gode di più credibilità di Berlusconi e gli sa tenere testa in quanto a battute e freddure, tuttavia il cavaliere può sempre giocare la carta del fatto di avere lavorato prima di fare politica, di aver fatto l'imprenditore, mentre Monti ha sempre ricoperto incarichi e ruoli nel pubblico impiego.
Proprio quello che con Oscar Giannino non gli riesce, quest'ultimo, allo stesso modo di Monti, è più credibile come persona di Berlusconi, è più credibile come politico liberale, ed è un eclettico del mondo del lavoro essendo stato politico, imprenditore libero professionista e giornalista. E' grintoso e preparato, ha dialettica ed arte oratoria, sa rispondere con sarcasmo e freddure all'occorrenza, ed ha una squadra di candidati preparati provenienti dalla società civile, sostenuto da un progetto serio frutto delle idee e del lavoro di professionisti di altissimo livello internazionale.
Per Berlusconi non ci sono slogan o promesse elettorali che possano attecchire l'elettorato presunto "moderato" di Giannino, perchè non ha credibilità alcuna da qualsivoglia parte lo si guardi che possa anche solo scalfire il candidato di "Fare per Fermare il Declino"!
L'elettorato, moderato o meno che sia, non è di proprietà di nessuno a prescindere, Giannino merita rispetto e ammirazione per il lavoro che sta svolgendo in questa campagna elettorale; a Berlusconi, pavido al cospetto di persone preparate e con la schiena dritta, non resta che inveire in maniera scomposta all'elettorato rubato, come nei Malavoglia  : "roba mia, vieni via con me!"
 
 
Roberto
 
 
 

giovedì 7 febbraio 2013

lunedì 4 febbraio 2013

Il vincitore delle prossime elezioni politiche

Come primo articolo del blog mi voglio arrischiare in una previsione prossima furura, ossia il risultato delle prossime elezioni politiche.
A poche settimane dal voto, mentre i big Berlusconi, Bersani e Monti, si azzuffano dai salotti televisivi con continui botta e risposta su questioni squisitamente di "stima", ma meglio sarebbe dire disistima, personale vicendevole, avanza come un caterpillar il "Movimento Cinque Stelle" di Beppe Grillo.
Mentre i tre leaders degli schieramenti giocano personalissime e personalistiche battaglie a difesa del proprio onore e del proprio ego, Beppe Grillo riempie le piazze, parla alla gente e con la gente.
Un paradosso, per un movimento nato, crescito e sviluppatosi tramite internet, nel totale rifiuto dell'organizzazione e delle "liturgie" dei partiti tradizionali, ma che non ha dimenticato il contatto con la gente.
La cartina di tornasole dell'importanza e della vittoria di Grillo non sarà tanto nel risultato delle urne, quanto nel condizionamento impresso agli altri schieramenti politici. Un esempio su tutti è la battaglia "Parlamento pulito", iniziata sul proprio blog diversi anni fa, culminata in una proposta di referendum non avallata poi dalla Corte Costituzionale, ma che tuttavia ha ampiamente permeato la sensibilità del popolo elettore, creando qual movimento d'opinione che ha obbligato gli schieramenti di Monti, Bersani e Berlusconi a fare a meno di candidare le più imbarazzanti personalità soggette a condanne, rinvii a giudizio, avvisi di garanzia o indagini.
Tutto ciò ha provocato nel PdL un vero e proprio psicodramma, sfociante per alcuni protagonisti in un melodramma, che ha reso manifesto quanta strada ci sia ancora da percorrere sul tema della presa di coscienza della legalità in politica, ma anche di quanto l'opinione pubblica possa essere in grado di veicolare le azioni dei politici se solo ne ha forza e coscienza.
All'epoca di tangentopoli circolava una perfida battuta rigurdo ai socialisti, che così recitava: scatta l'ora legale, panico nel PSI. Altrettanto potremmo dire per il PdL: scattano le liste pulite, panico nel PdL! Ma tutta questa vicenda ha lasciato l'immagine indelebile di un partito molto lontano dall'avere coscienza di cosa sia non solo o non tanto il proprio senso di legalità, quanto il concetto stesso di decoro e di "buona creanza" nella gestione della cosa pubblica. Se il proprio leader chiede scusa a condannati ed indagati per non averli candidati a causa delle "ingiuste" inchieste della magistratura e dell'ondata di "antipolitica" volta al reclamare "liste pulite", siamo ad un livello paradossale e grave di gestione e visione della politica, e del potere politico.
Ma tornando a Grillo e al suo M5S, non si può fare a meno di evidenziare come sia l'unico soggetto politico che incontra il popolo, la gente, senza rifuggire in teatri stracolmi di propri tesserati, salotti televisivi ovattati e interviste-comizio in stile one-man-show!
Grillo ha obbligato l'intera classe politica non solo a trattare il tema delle "liste pulite", ma anche di energia, gestione dei rifiuti, trasporto e mobilità, lavoro, legalità, limite di mandati parlamentari; insomma, in un'arena politica dove il lavoro del politico era (e purtroppo, è ancora) quello di replicare, ribattere al proprio competitor in un incessante botta e risposta mediatico fine a sè stesso, è l'unico che pone problemi veramente politici.
Sia beninteso, avendo io un approccio liberale e autonomista, non sempre apprezzo e accolgo le ricette proposte da Grillo e M5S, tuttavia riconosco l'importante e fondamentale azione da loro intrapresa nel sapere porre nell'agenda politica quesiti, tematiche e problematiche che realmente interessano la vita pubblica delle persone, costringendo poi tutti gli altri attori della scena politica parlamentare a impegnarsi a prendere coscienza e affrontare le medesime tematiche, dandone risposte e ricette risolutive.
Comunque vadano le elezioni, Il M5S sarà il vero vincitore delle elezioni, e di questo tutte le coalizioni politiche hanno una gran paura.
 
Locatelli Roberto