Da due giorni la
saracinesca del panettiere e pizzaiolo di Casalnuovo, Eduardo Di Falco, è
abbassata, l’uomo si è suicidato per disperazione dopo che i funzionari dell’Ispettorato
del Lavoro di Napoli avevano riscontrato la presenza a lavorare irregolarmente sia
della moglie Lucia che di un’altra commessa. Narrano le cronache che la moglie
si sia inginocchiata innanzi a loro implorando pietà, la richiesta di non comminare loro
nessuna pena pecuniaria, perché già in difficoltà economiche. Ma invano.
Eduardo era un gran
lavoratore, marito e padre di tre figli, lavorava tutto il giorno per mantenere
la propria famiglia tra mille difficoltà e ristrettezze economiche, purtroppo
comuni a molti altri italiani, in una terra dove coltivare virtù quali l’onestà
e l’impegno valorizzano la persona come il due di bastoni a briscola.
In una terra dove
mafia, illegalità ed evasione fiscale raggiungono livelli da brivido, ecco
spuntare il perfetto capro espiatorio dei problemi d’Italia, da mettere all’indice,
esporre al pubblico ludibrio, colui che fa lavorare la gente “in nero”, senza
tutele-ferie-permessi-contributi pensionistici-malattia.
La vicenda è un
concentrato, dal finale drammatico, dello scadimento morale di questo Paese,
laddove i primi a darne una pessima rappresentazione sono proprio coloro che
lavorano alle sue dipendenze in una delle miriadi di inutili articolazioni
burocratico-clientelari.
In una provincia come
quella di Napoli, con gli irrisolti problemi connessi alla presenza ramificata
e invasiva della criminalità organizzata (leggi camorra) che controlla larga
parte delle attività produttive del territorio con giri d’affari vertiginosi, i
solerti funzionari dell’Ispettorato del Lavoro non trovano niente di più che un
fornaio-pizzaiolo che si spacca la schiena di lavoro da mattina a sera e che,
come unica “furbata”, fa lavorare la moglie nella propria bottega, avendo anche ulteriori
tre bocche da sfamare?!
E che fine ha fatto la pietas cristiana in questo Paese, e in
coloro che dovrebbero servirlo per farlo funzionare al meglio, non solo lavorando
in maniera professionale ma anche etica?
Non è colpendo gli
Eduardo di Falco che l’Italia risolverà i problemi connessi all’evasione
fiscale e più in generale all’illegalità diffusa nel mondo del lavoro, non è
comportandosi così che si risolleverà dalle proprie miserie economiche; anzi, l’effetto
è quello contrario, di perdere in credibilità e autorevolezza, almeno per quel
poco che ne rimane.
Questa vicenda lascia
una famiglia distrutta, un senso di rabbia che si aggiunge a quella che
quotidianamente la stragrande maggioranza degli italiani accumula per le
molteplici difficoltà che incontra, dal lavoro all’economia domestica, dalle
tasse alla burocrazia, unite alle informazioni che quotidianamente riceve in
merito all’impunità che ammanta affaristi, truffatori, palazzinari, speculatori e
gentaglia simile che bazzica nei cosiddetti “salotti buoni” dell’economia,
della finanza, degli affari e della politica.
Se provate a paragonare
l’azione che lo Stato ha avuto con il povero Eduardo Di falco, con quella
riservata alle lobby delle slot machine, prende corpo la certezza che questo Stato “strozzino”
sia forte con i deboli e debole con i forti! E sempre più indegno d’essere
rispettato.
Locatelli Roberto
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